Racconti di Sarajevo by Andrić Ivo

Racconti di Sarajevo by Andrić Ivo

autore:Andrić Ivo
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-10T04:00:00+00:00


La festa

Ancora oggi si possono trovare a Sarajevo alcune vecchie strade, che per la loro ripidità, il selciato di pietra grezza e la sistemazione pittoresca delle case e dei giardini rappresentano un vero miracolo urbanistico. In una di queste strade, da più di cinquant'anni abita la famiglia di Alojz Mìsìc Ban, un modestissimo impiegatuccio della III sezione del governo regionale. Una moglie e tre figli. La figlia più grande ha compiuto quindici anni. Lui proviene da una numerosa famiglia della Bosnia centrale. Fino all'occupazione austriaca erano conosciuti solo con il soprannome Ban. Solo ora le nuove autorità gli hanno conferito il cognome ufficiale, Mìsìc, ma la gente li chiama ancora con quello vecchio, e anche i membri della famiglia così si chiamano quando parlano tra loro o quando pensano a sé.

Ban ha fatto quattro classi in un ginnasio dei frati. (Esisteva una tradizione in famiglia per la quale uno dei figli andava a studiare nel seminario.) Poi di colpo Ban interruppe gli studi, ribellandosi a tutto quel che lo circondava; questa ribellione assomigliava a un attacco di follia giovanile. Una volta rinsavito e placato, al nostro Ban non è stato più permesso di continuare la scuola. Si trasferì allora a Sarajevo dove ebbe la fortuna di trovare lavoro come copista a giornata. Fece il servizio militare durante il quale apprese bene il tedesco e arrivò al grado di sottufficiale. Poi, per la sua mitezza e soprattutto per la sua laboriosità lo trasferirono in un ufficio regionale amministrativo. Qui venne confinato come "aiuto" in una delle categorie impiegatizie più basse, dove non vi era alcuna prospettiva di carriera. Si sposò allora con la figlia di un noto sarto di Sarajevo, una vera bellezza. La piccola casa nel ripido vicolo l'ha comprata qualche anno fa, e ancora non è riuscito a riscattarla.

Questo Ban è un omino minuto e bassino, dall'espressione dimessa, i grandi occhi blu che abbassa facilmente, i baffetti corti e ben tenuti. Si veste con cura e vive ritirato. Conduce la calma e scialba esistenza di un tipico piccolo uomo bosniaco al servizio dello Stato, all'inizio di questo secolo, che si fa notare solo per la propria riservatezza. Non fuma, non beve.

Unica eccezione, il suo onomastico, che cade intorno alla metà dell'estate. Ban festeggia la vigilia di questo giorno a modo suo, in modo riservato ma solenne.

In quell'occasione cerca di abbreviare il lavoro pomeridiano in ufficio. Tornando a casa, eccezionalmente si ferma all'osteria dove beve uno, due bicchieri di grappa. Con un pretesto qualsiasi, la offre anche ad uno dei presenti, se non c'è nessuno, almeno al cameriere canuto e sempre torvo in volto. Poi acquista lungo la strada due bottiglie del buon vino di Mostar e delle sigarette di qualità, un po' di frutta e le caramelle per i bambini. Alla fine, con passo lento e solenne, inizia a risalire verso la propria abitazione, nella via più ripida di Sarajevo.

A casa lo aspetta la moglie, oggi con un'attenzione particolare e intensa. Si cena presto, ancora alla luce del giorno, e la cena è quella dei giorni di festa.



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